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Ansia, stress e attacchi di panico: la mia esperienza e come li ho affrontati.

Questo blog post lo voglio dedicare a un argomento estremamente delicato che mi tocca personalmente.


Migliaia di persone soffrono di forti attacchi di ansia e panico e non si sentono capiti da chi li circonda o non sanno come affrontarli. Purtroppo chi vede la situazione dall'esterno spesso e volentieri non capisce il profondo disagio emotivo e fisico che si può provare.


Ma ora che l'ho vissuto io stessa sulla mia pelle, posso portare la mia testimonianza, nella speranza di poter essere d'aiuto a qualcuno che si trova in questa stessa situazione.


Sta volgendo al termine l'ultimo mese di gravidanza, che porterà alla luce il mio secondo genito.

Questo figlio è stato sognato e desiderato da me e da Stefano, il mio compagno di vita e ha deciso di arrivare con una velocità tale, non appena abbiamo deciso di chiamarlo a noi, che ci ha lasciati a bocca aperta e un po' storditi dalla notizia.


A dire il vero non solo noi, ma anche altri membri della famiglia sono rimasti basiti dalla notizia e io ammetto di esserci rimasta male.


La gravidanza è cominciata bene, se non per delle nausee così forti da costringermi ad assumere delle pastiglie che mi consentissero di affrontare la giornata, cosa che altrimenti non sarebbe potuta accadere, perché avrei passato i primi 5 mesi a letto a vomitare.


Piano piano la situazione si è placata. Ma la vita, se ha dei messaggi da dare, non usa mezzi termini.


Iniziavo a pensare a come fare per organizzare il lavoro a fine gravidanza e immediatamente dopo il parto, pensando di cavarmela come se niente fosse, visto che tutto sommato stava andando tutto bene. Ma sentivo una grande grande paura dentro. Temevo di non farcela.


Lavorando in proprio dovevo cavarmela con le mie sole forze. A tutti i costi. Anche a costo di non ascoltare alcuni segnali, come una forte stanchezza che cresceva di giorno in giorno e una strana sensazione, una morsa allo stomaco data da quello che era il problema del periodo: il fortissimo aumento dei contagi del Covid a Dicembre 2021.


Non lo ammettevo, ma ero molto spaventata dal virus. Avevo fatto delle scelte che mi portavano a isolarmi sempre più dal mondo. Al di fuori della famiglia, avevo contatti con altre persone solo per lavoro.


Una notte mi svegliai col naso tappato e il terrore di non respirare più. Mi sembrava di non riuscire a ragionare lucidamente. Il cuore mi batteva all'impazzata e se tentavo di riaddormentarmi peggiorava.

Una sfilza di pensieri terribili scorreva a una velocità tale che quasi non riuscivo nemmeno a sentirli tutti.

Cercavo di appigliarmi ai pensieri felici, ma, chissà come e perché, erano spariti tutti, sostituiti solo da allarmismo e paura anche per le piccole cose.


Quella notte ho dormito 3 ore e lo stato di agitazione è durato tutto il giorno successivo.

La notte successiva si è ripetuta la stessa cosa e anche quella dopo. Io non reggevo più fisicamente e psicologicamente.


Mi sentivo distrutta e terrorizzata. Non riuscivo a rilassarmi e piangevo disperata tra le braccia dei miei genitori, alla ricerca di una soluzione.


Avevo paura di impazzire e temevo per la salute del mio bimbo nella pancia.


Non avendo la minima intenzione di portare avanti a lungo tutto ciò, contattai una psicologa, pensando che in pochi incontri tutto si sarebbe risolto.

Lei mi avrebbe dato degli strumenti per affrontare questi momenti e io sarei tornata a alla mia vita e mi sarei goduta con tranquillità il resto della gravidanza.


Povera illusa. Non sapevo che il viaggio sarebbe stato ancora lungo.


Parlare con la psicologa, utilizzare un tranquillante fitoterapico che non creava problemi alla gestazione e farmi coccolare dalla mia famiglia mi aveva acquietata per un po', anche se l'appuntamento con questo fortissimi attacchi di ansia tornava ogni settimana a salutarmi.


Perché mi stava succedendo tutto ciò? Non me ne facevo un ragione.

Non riuscivo più a stare seduta per più di un minuto e mezzo. Mi mancava il fiato. Avevo paura ad andare a dormire. Non volevo essere lasciata sola. Faticavo a mangiare e iniziavo ad avere un aspetto consumato dai pensieri.


Era passato un mese.


Ero sempre più stanca e arrivai a scegliere di non lavorare fino all'ultimo come speravo. Distrutta dalla stanchezza e piena di sensi di colpa decisi di sospendere il lavoro alla fine del settimo mese.

La psicologa era assolutamente d'accordo con me.


Tutti questi problemi erano scatenati da un mix letale di ormoni della gravidanza e stanchezza estrema che mi facevano letteralmente andare in tilt.


Ma la lezione non l'avevo ancora capita a fondo. E il terzo giorno di maternità mi presi il Covid.


Era il 3 Febbraio 2022.


Il destino mi ha aiutata e mi ha concesso di passare i 10 giorni di isolamento insieme alla mia famiglia. Nessuno era stato risparmiato dal virus! Non ero sola.

Ma la grande debolezza che mi aveva procurato, unita alla paura e all'incertezza, alla fragilità emotiva che avevo sviluppato in quei mesi e all'impossibilità di uscire di casa se non in giardino mi avevano fatta cadere in una profondissima crisi.


Tutto il lavoro fatto nei mesi precedenti assieme alla psicologa sembrava andato in fumo.

Mi sentivo distrutta fisicamente e sopraffatta emotivamente. Mi alzavo e mi sentivo in una bolla. Impaurita da ciò che sarebbe accaduto nel mio futuro.



Avevo persino perso 2 kg in 10 giorni, che all'ottavo mese di gravidanza sono parecchi, soprattutto se non si ha bisogno di perdere peso come nel mio caso.


Mi sentivo letteralmente devastata.


Fortunatamente il percorso psicologico e alcuni suggerimenti ricevuti dalle persone a me care, uniti a tutti gli anni di studio nel mondo della crescita personale mi hanno dato un grande aiuto.


Cosa ho fatto per uscirne?


Innanzitutto mi sono concessa di riposare il più possibile, nonostante, non so bene per quale motivo, mi sentissi in colpa. Meno riposavo, meno riuscivo a prendermi cura di me e della mia famiglia. Era fondamentale recuperare le energie! Mangiare e dormire erano due priorità assolute!


Dormire era difficile inizialmente, vuoi per il raffreddore da Covid, vuoi per il respiro corto dato dall'ansia.

Mangiare era uno sforzo immane. Ma cercavo di fare del mio meglio per il bene del mio cucciolo. Poco, ma comunque qualcosa riuscivo a mandarlo giù.


Uno dei suggerimenti più forti che mi siano arrivati è stato quello di lasciar perdere totalmente la pianificazione del futuro, le aspettative di lavoro, vita in 4, parto, poppate e quant'altro.


Era invece di vitale importanza concentrarmi sul vivere momento per momento.


E così mi svegliavo la mattina e mi forzavo nel concentrarmi su ogni singolo gesto che compivo. Appena arrivava un pensiero sul futuro, lo sostituivo con l'attenzione a ciò che stavo facendo.


Altro aspetto fondamentale è stato quello di imparare l'arte della gratitudine.

Per un'intera vita ho studiato e lavorato come una forsennata, concentrandomi su quanto fosse difficile per me raggiungere determinati obiettivi e di quanto invece fosse facile e bella la vita degli altri, dimenticando completamente invece quanto di buono avevo già.


Con ciò intendo dire veramente essere grata per piccole cose che avevo sempre dato per scontato, ma che in realtà davano sapore e colore alla mia vita.

Ho cominciato a sforzarmi di sorridere, anche quando sentivo la morsa allo stomaco. Mi sono concentrata sul ringraziare la vita per ciò che mi stava insegnando. Questi dettagli sembrano banalità new page, ma permettono al corpo di rilassare nervi e muscoli, facendoti sentire immediatamente meglio.


Infine ho ricominciato a respirare. Proprio così. Il diaframma bloccato è proprio una delle cause che aumentano la sensazione di ansia, stress e panico.


Sedermi ben dritta e iniziare a eseguire brevi sessioni di respirazione guidata più volte al giorno è stato fondamentale per riportare centratura e lucidità dentro di me.


La guarigione dal Covid, nonostante il tampone ( fortunatamente) negativo, è stata lunga. Tutto quello che avevo vissuto mi aveva tolto così tanta energia, che non riuscivo a fare quasi niente.


Piano piano, riposando, mangiando, prendendo i giusti integratori e lavorando sodo sulla mia interiorità, le cose hanno iniziato a migliorare sempre di più, giorno dopo giorno.


Ma nonostante ciò sono consapevole di una cosa: niente sarà più come prima dentro di me.

È avvenuto un vero e proprio sconvolgimento emotivo che mi ha spiattellato in faccia senza tanti giri di parole ciò che dovevo sistemare per poter crescere e affrontare la vita futura.


Nulla accade per caso e ciò che fa la differenza dell'affrontare le situazioni è proprio il modo di approcciarci a queste, senza rinnegarle e fuggire.


Fa paura guardarci dentro, soprattutto quando ci tocca osservare aspetti che non ci piacciono.


Ma quando ci rendiamo conto di cosa dobbiamo sistemare abbiamo 2 possibilità: scegliere ostinatamente di fare come abbiamo sempre fatto ( andando incontro a sofferenze sempre più grandi), oppure affrontare questo lato che ci spaventa soprattutto perché non lo consociamo e scoprire come fare superare quello scoglio che ci permette di evolvere alla nostra versione 2.0

.


Non posso dire di esserne uscita del tutto. Ho ancora del lavoro da fare dentro di me ( ad esempio superare il parto e il primo periodo con il nuovo arrivato, che mi spaventano molto).


Ma, nonostante le difficoltà enormi e il grandissimo dolore interiore che ho provato in questi 3 mesi, sono grata, perché non so se altrimenti avrei capito con tanta chiarezza il messaggio che mi stava mandando l'Universo.


Se anche tu stai vivendo attacchi d'ansia e panico, voglio darti alcuni piccoli incoraggiamenti:


  • ricordati che tutto passa!

  • circondati di persone che ti amano, ti capiscono e possono prendersi cura di te se ne hai bisogno.

  • se ancora non lo hai fatto, cerca supporto psicologico. È fondamentale!

  • lavora sul respiro per sbloccare il diaframma ( Yoga e meditazione sono un'eccellente soluzione)

  • nonostante la paura che puoi provare nei momenti di crisi, che può essere davvero paralizzante, lo so bene, cerca di ringraziare l'Universo, Dio o come ti piace definirlo, per l'aiuto che ti sta dando per evolvere.

Spero che il mio racconto possa esserti stato d'aiuto in qualche modo e mi auguro che se tu stai vivendo un momento difficile nella tua vita, possa riuscire a trovare la tua soluzione.


Se invece non stai vivendo momenti difficili, ma hai vicino a te qualcuno che ha bisogno di aiuto, stagli vicino, abbraccialo, digli che ha tutte le risorse per farcela e che non è solo. Nel momento della crisi forse non gli sembreranno vere le tue affermazioni, ma capirà il valore del tuo aiuto nel momento in cui si tranquillizzerà.


Questo mio racconto ( forse un po' lungo) è terminato.


Ti mando un grosso abbraccio con tutto il cuore.


Erika


 





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